Sono passati quasi novant’anni dall’emanazione del decreto 1° maggio 1934 con cui il Ministro dell’educazione nazionale, Francesco Ercole, «accogliendo i voti da lungo tempo espressi dagli studiosi», ripristinava la Commissione con l’incarico di riprendere «la pubblicazione della collezione Indici e cataloghi delle Biblioteche italiane che iniziatasi nel 1885, si è, per forza di cose, dovuta interrompere nell’anno 1900». E ancora: «Sarà compito della predetta Commissione di tracciare il disegno della pubblicazione; fissare le norme metodologiche per la sua attuazione; giudicare dei lavori che si compiono per essa; eseguire, comunque, ogni studio e prospettare ogni provvidenza necessaria affinché il lavoro si compia in modo degno delle Biblioteche italiane».
Le linee programmatiche della ricostituita Commissione prevedevano in primo luogo l’impegno di portare a compimento la vecchia serie (iniziata sotto gli auspici del ministro Michele Coppino e di altri protagonisti della vita culturale e politica di fine Ottocento, quali Ferdinando Martini, Guido Biagi, Desiderio Chilovi) e di iniziarne una nuova di più vasto ambito, comprendente anche carteggi e incunaboli e qualsiasi specialità bibliografica. Questa nuova serie doveva essere comunque aggiornata nelle metodiche di schedatura e nella veste editoriale, corredata, se del caso, da figure e da tavole. La Commissione presieduta dal dinamico direttore generale delle accademie e delle biblioteche Edoardo Scardamaglia, poteva vantare come membri alcuni direttori delle più importanti biblioteche (Federico Ageno della Biblioteca nazionale centrale di Roma, Luigi De Gregori della Casanatense, Domenico Fava della Biblioteca nazionale Centrale di Firenze, Albano Sorbelli della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna); un docente universitario (lo storico della letteratura italiana Vittorio Rossi); due ispettori bibliografici, di cui uno onorario, precisamente Guido Calcagno, e Alfonso Gallo il fondatore e primo direttore dell’Istituto per la patologia del libro.
L’importante consesso già dalla prima riunione elaborava un piano per la ripresa dei lavori, specialmente per quanto riguardava la Nuova Serie della quale fissava i contenuti, assegnava gli incarichi ai membri (a Guido Calcagno, per esempio, veniva affidato l’incarico d’iniziare trattative col Poligrafico dello Stato per la stampa e l’edizione dei volumi), venivano discussi e precisati nel dettaglio gli aspetti amministrativo gestionali. Quanto alle norme di schedatura o genericamente di lavoro si deliberò che sarebbero state dettate da speciali commissioni costituite anche con il concorso di membri esterni: per i manoscritti dai già citati Rossi, Gallo, Ageno; per gli incunaboli e i rari da Sorbelli e De Gregori; per repertori e indici da Calcagno; per la serie artistica da Fava e da un membro esterno, lo storico dell’arte Mario Salmi.
L’esigenza fortemente sentita, specialmente per il materiale manoscritto e incunabolo, di uniformare le descrizioni secondo norme costanti da applicarsi da parte di tutti i catalogatori, sollecitò la Commissione a curare la predisposizione di apposite Regole per la descrizione dei manoscritti e per la compilazione dell’indice generale degli incunaboli, pubblicate nel 1941. Infine, esaminate le undici proposte nate in seno alla Commissione stessa – una scritta e dieci “orali” di cui si rimetteva la determinazione definitiva a successive sedute previa «presentazione ufficiale per iscritto» – si giunse alla formulazione di un piano quinquennale che, anche se non in toto, verrà realizzato nel tempo.
A inaugurare nel 1943 la Nuova Serie fu proprio l’Indice generale degli incunaboli delle biblioteche italiane. Questa impresa catalografica di altissimo profilo fu iniziata nel gennaio 1932 da Giuliano Bonazzi, allora direttore della Biblioteca nazionale centrale “Vittorio Emanuele II” nonché direttore del Centro Nazionale d’Informazioni Bibliografiche (istituito l’anno precedente presso la stessa Biblioteca). Proseguendo nel percorso seguito dalla nostra Commissione, in aderenza alle direttive impartite circa l’impegno di portare a compimento repertori iniziati nella vecchia serie, furono accolte le proposte riguardanti i codici Panciatichiani della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e Ashburnamiani della Medicea Laurenziana, inoltre si deliberò di dedicare ampio spazio ai cataloghi di importanti fondi manoscritti di alcune biblioteche italiane. Tra questi è da segnalare il Catalogo dei manoscritti della Biblioteca Casanatense di cui sono stati pubblicati nell’arco di quasi trent’anni, dal 1949 al 1978, i primi sei volumi (mss. 1-699) completati nel 1995 dal fascicolo contenente gli indici dei volumi I-V, puntualmente revisionati secondo i criteri suggeriti dalla indimenticabile codicologa Anna Maria Giorgetti Vichi, la quale benché non più in servizio attivo continuava a dare il suo valido fondamentale contributo alla nostra Commissione. Nel 2018, dopo un quarantennio, ha visto la luce il settimo volume contenente le descrizioni delle centurie settima e ottava.
Per i fondi in alfabeti diversi da quello latino non possono essere dimenticati il catalogo dedicato ai manoscritti persiani del noto iranista Angelo Michele Piemontese pubblicato nel 1989; il Catalogo dei manoscritti armeni delle biblioteche d’Italia (Roma, 2010) curato dall’armenista Gabriella Uluhogian, e i cataloghi in più volumi delle cospicue e importanti raccolte in scrittura greca conservate rispettivamente a Venezia, nella Biblioteca Nazionale Marciana e, a Napoli, nella Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III: il volume presentato nel dicembre 2015.
È opportuno soffermarsi, ora, sul decennio a cavallo tra il vecchio ed il nuovo secolo in cui, guidata dal compianto Claudio Leonardi, ha dato vita ad una rinnovata, aperta e vivace politica editoriale, promuovendo ben organizzati cataloghi e puntuali indici che hanno dato un significativo contributo alla ricerca ed altresì ne hanno riaffermato il principio informatore.
Sulla scia di proficue esperienze realizzate altrove come il catalogo Les manuscrits classiques latins de la Bibliothèque Apostolique Vaticane di Èlisabeth Pellegrin e altri, pubblicato a partire dal 1975, è stato iniziato il filone dei cataloghi tematici dei quali può definirsi prototipo il Catalogo dei manoscritti araldici casanatensi. In tale contesto è nato il filone dedicato ai cataloghi di manoscritti latini di autori classici.
Da quanto fin qui detto risulta evidente che per quanto riguarda gli operatori della catalogazione, avendo preso atto, attraverso le diverse esperienze catalografiche, della lenta ma progressiva diminuzione del personale appartenente alla qualifica di conservatore dei manoscritti (importante categoria di bibliotecari, solo sporadicamente riconosciuta dalla legislazione italiana, e ora purtroppo in via d’estinzione!) la nostra Commissione ha fatto ricorso, con le modeste risorse economiche disponibili, a giovani collaboratori esterni, opportunamente selezionati, i quali hanno dato prova di notevoli capacità professionali.
Nell’ultimo decennio la Commissione, accanto alla promozione di nuovi progetti, si è impegnata nel portare a termine lavori iniziati da gran tempo, ma sospesi sia per mancanza di risorse economiche, sia per la già evidenziata carenza di catalogatori esperti nel settore dei manoscritti. Con grande tenacia è stato perseguito tale obiettivo, giungendo alla pubblicazione di repertori attesi da molto tempo, grazie anche alla fattiva collaborazione instaurata già da qualche anno e tuttora in atto, tra il nostro Ministero e quello dell’Economia e delle Finanze.